venerdì 21 novembre 2008

RIFLESSIONI CRITICHE SULLA COSIDDETTA ONDA.

documento letto durante l'assemblea di ateneo della Federico II, del 21 novembre 2008.

Il nostro collettivo di medicina veterinaria è nato recentemente come spontanea risposta da parte di un gruppo di studenti rispetto alle ultime, ma non solo, riforme attuate dal governo che riguardano il mondo universitario. Per tanto non abbiamo avuto la possibilità di mettere in chiaro quelle che sono le basi normalmente proprie di un collettivo, come una linea politica ben definita, sebbene sia totalmente condivisa una critica all’attuale modello di università e un’opposizione ferma e decisa alle manovre che il governo sta attualmente portando avanti anche attraverso la manovra finanziaria.

Come collettivo “in fasce”, teniamo quindi a voler mettere dei punti fermi su cui basare il nostro percorso politico sia all’interno della nostra facoltà sia all’interno di un movimento studentesco collettivo, un movimento sicuramente di dimensioni più vaste ma che,fino a questo momento, è stato di contenuti molto più striminziti.
Abbiamo molto da criticare su come si sono svolte fino ad oggi i momenti assembleari e decisionali, su come, con metodi poco ortodossi, si è indirizzata su obiettivi decisi da pochi questa “onda irrefrenabile” costituita da molti e che, per quanto se ne possa dire, non dobbiamo dimenticarci ha avuto il pregio di essere nata dal basso e in maniera spontanea. Allo stesso tempo, abbiamo anche molto da proporre a questo movimento, da cui noi non vogliamo allontanarci a priori anzi, al contrario, abbiamo tutte le intenzioni che cresca, e che cresca bene. Per bene intendiamo che acquisisca una coscienza di sé, di cosa è stato in grado di fare e soprattutto cosa potrà fare. Ci piace ribadire che critiche e proposte sono secondo noi il fulcro di un percorso di lotta e di crescita, e che per questo non ci risparmieremo nel farle.
Vogliamo partire prima di tutto da noi, da cosa intendiamo noi del collettivo di veterinaria per riforma dell’università e movimento “onda”. Da quando siamo nati, cerchiamo di indirizzare le nostre energie nel coinvolgimento degli altri studenti,ma anche delle altre figure professionali presenti in facoltà(professori,tecnici,ricercatori,ecc.), e non solo. Se è vero che il collettivo è nato dall’indignazione per la 133, con la formazione di gruppi studio sulla legge e le numerose assemblee indette per discutere e aggiornarsi sul decreto legge dell’attuale governo, è anche vero che il collettivo è ancora in piedi perché si è individuato nella didattica alternativa un mezzo interessante ed efficace per mettere in discussione il vigente sistema universitario (e ci riferiamo all’università di almeno 15 anni a questa parte) e allo stesso tempo sperimentare vie diverse, innovative e soprattutto per noi appaganti;perché,non dimentichiamocelo mai,senza studenti non c’è nessuna università. Allora che ben vengano i gruppi studio sulla riforma, ma che essi siano parte di un percorso più ampio, un percorso che non perda di vista il contesto storico e sociale di cui fa parte lo studente, dove non si perda di vista che la 133 è inserita nella prossima finanziaria, dove i tagli all’istruzione vengono convertiti in aumenti alle forze armate, le stesse che sono schierate giorno e notte nelle nostre città in nome della sicurezza(e ci chiediamo: la sicurezza di chi?), che la crisi strutturale dei mercati la paghiamo minuto per minuto, soprattutto quando si è, come forza lavoro, parte integrante della produzione; dove il sapere universitario è deciso dai canoni del mercato, le cui finalità sono produzione ed economicità. E potremo continuare alla lunga.
Siamo convinti che finchè il movimento non inizi a guardarsi intorno e cominci a dare il giusto peso alla riforma gelmini, cioè quello di un ulteriore attacco ad un’università ormai in declino da anni, ma che almeno ha avuto il merito di scrollare dal letargo tanti di noi, non potremo pensare che le nostre rivendicazioni vengano prese in considerazione.
Riteniamo quindi che la strada da percorrere attualmente passi dalla riappropriazione di spazi all’interno delle facoltà, con la funzione di punto di aggregazione e di auto-organizzazione, liberi da qualsivoglia associazione o partito; dall’organizzazione di didattica alternativa, sia nelle facoltà che nelle piazze, in maniera da poter entrare in contatto sia con gli studenti che tutte con le altre realtà che vivono nella città; dalla generalizzazione della protesta , in maniera di poter avere un peso specifico idoneo per avanzare delle rivendicazioni, momento fondamentale di qualsiasi lotta.

Se questi sono per noi i presupposti imprescindibili per il continuo di una lotta efficace e non autocelebrativa, allora il movimento studentesco campano è per noi da tutt’altra parte.
Basti pensare alla manifestazione regionale del 7 novembre, finita in un party a piazza del plebiscito, in più con un unico cd a disposizione, e dove gli unici disagi sono stati recati agli automobilisti imbottigliati in galleria. Riteniamo che il blocco del traffico, a napoli, non sia una forma di protesta efficace,visto il numero e la frequenza dei cortei dei disoccupati, senza nulla togliere alle loro forme di protesta, un blocco ulteriore,anche se dimensioni maggiori, non va a scalfire nessun equilibrio. Perché non prendere in considerazione il blocco del centro direzionale, punto nevralgico del sistema economico e giudiziario della città?
Inoltre, il 4 novembre fu stilata e presentata una lettera di richiesta ai rettori campani che ha avuto come risposta l’assoluta indifferenza degli stessi, tanto che il giorno 2 dicembre si svolgeranno regolarmente le elezioni studentesche nel nostro ateneo. Ci chiediamo se è una necessità di tutti trovare dei modi per impedire o semplicemente rimandare le elezioni, visto che la forma di rappresentanza elettorale è messa in discussione dalla stessa esistenza delle assemblee, considerando poi che la campagna elettorale ha distolto, non poco, l’attenzione dai problemi affrontati da queste ultime.
A nostro modo di vedere, l’assemblea ha un ruolo sovrano dal punto di vista decisionale in quanto rappresenta il volere di tutti gli studenti che possono così liberamente esprimere il loro parere e formulare le loro proposte senza doversi affidare ad intermediari che nella maggior parte dei casi non tengono conto delle minoranze. Altro punto a favore delle assemblee è la loro flessibilità che si contrappone invece alla staticità delle rappresentanze tradizionali consentendo così di affrontare in maniera appropriata le esigenze di tutti.
Infine, ma non meno importante, bisogna sottolineare ciò che è accaduto prima e durante la manifestazione nazionale del 14 novembre a Roma e della tre giorni che né è seguita.
Non possiamo far finta di niente e far passare sottobanco delle metodiche che mettono seriamente in discussione la nostra partecipazione futura al movimento studentesco, perché riteniamo che coerenza e chiarezza siano fondamentali per portare avanti il movimento. Entrambe sono venute meno, perché:

COERENZA : Nelle varie assemblee interfacoltà, svoltesi nei giorni antecedenti la manifestazione nazionale del 14 novembre a Roma, si erano chiaramente prese le distanze da un’ eventuale partecipazione alle nostre lotte di partiti e sindacati, concentrando le nostre forze su quello che per noi è un diritto fondamentale : manifestare! Diritto che ci è stato poi negato da Trenitalia a cui, a nostro parere, sarebbe stato necessario rispondere in maniera incisiva. Quello che poi si è verificato è noto a tutti e cioè che, al contrario di quello che si era prospettato, ci siamo ritrovati a muoverci con mezzi finanziati da CGiL, Camera di Commercio e Regione, in particolare l’assesore Corrado Gabriele. Alle parole “o tutti o nessuno” fortemente acclamate nelle precedenti assemblee, si è preferito l’utilizzo di un treno e 20 pullman che ha disgregato l’unità del movimento. Come conseguenza di ciò siamo arrivati a Roma in tempi e luoghi diversi cosa che di fatto ha frammentato la nostra unità nel corso della manifestazione. A questo punto ci sorge una domanda: a che serviva tutta quella presa di posizione contro chi si autorganizzava, se poi in extremis sono state usate le stesse metodiche?

CHIAREZZA: In merito al corteo, ad esempio, c’era un percorso prestabilito che è stato modificato all’ultimo momento senza avvisare i referenti di facoltà, piazza, pullman (chiamateli come volete!) finendo così per dividere ulteriormente il corteo e lasciando le migliaia di persone che si erano recate a Roma nella confusione costringendole ad una scelta arbitraria.
Stesso discorso vale per lo svolgimento della tre giorni di Roma dove il primo giorno al posto di una assemblea plenaria come da programma, si è svolto uno sterile comizio davanti a giornalisti e reti televisive, rimandando poi ai Tavoli di lavoro le presentazioni delle singole realtà in lotta, sottraendo tempo utile ad un dibattito secondo noi molto più costruttivo!
Il documento che ne è risultato, infine, per quanto condivisibile sotto alcuni punti è stato scritto a porte chiuse dagli stessi organizzatori escludendo ancora una volta le altre realtà presenti dai momenti decisionali.
Pur confidando nella buona fede degli organizzatori e comprendendo le difficoltà di gestione di un simile evento, c’è stato un inutile spreco di forze che non ha portato ai risultati prefissi.

La richiesta di un aiutino, molto simile ad un’elemosina, alla Cgil ci sembra che sia stata ripagata con la partecipazione dell’onda allo sciopero generale indetto dalla Cgil del 12 dicembre. Una partecipazione che, anche questa volta, è stata contrattata e imposta da alcuni personaggi e non decisa dalle assemblee.
Visto che noi non abbiamo deciso nulla, che non abbiamo nulla da spartire con un sindacato che porta avanti questo tipo di linee politiche in gran parte responsabili dell’organizzazione attuale del lavoro, che non abbiamo alcuna intenzione di essere trasformati in numeri ad uso e consumo di avvoltoi e giornali e, soprattutto, visto che non vogliamo continuare in una maniera non orizzontale il percorso politico di un movimento ampio e eterogeneo, riteniamo di rifiutare la partecipazione allo sciopero del 12 dicembre, prendendo in considerazione l’organizzazione di iniziative collettive, nel periodo a noi piú consono, che puó essere anche il 12 dicembre, ma che partano da noi, unicamente dalle assemblee e che non siano presenti alcun tipo di bandiera o simbolo, ribadendo però il nostro appoggio ai lavoratori.





Collettivo Studentesco Veterinario

3 commenti:

Krizia ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Krizia ha detto...

Grandissimo e giustissimo documento!! Per cause di forza maggiore oggi non sono potuta essere presente alla lettura dello stesso alla riunione...
Ragazzi dobbiamo continuare a lottare, a modo nostro, e MAI LORO!!! Evviva il Presidio Sovversivo Veterinarioooo!!!

Anonimo ha detto...

Ragazzi, il documento è veramente bello! E a quanto ho saputo ha anche fatto breccia all'interfacoltà!Sono davvero molto contenta..e mi piange il cuore di non esserci stata oggi,ma l'esame incombe! Forza così ragazzi, che ci riprendiamo! In barba al solito carabiniere che ci chiede se la facoltà è occupata pur essendo aperta a tutti!AHAHAH!!!
Fantaboschi-Tonina

manifestazione 29 ottobre